Il Burnout è un problema ancora sconosciuto, che viene spesso sottovalutato e può portare ad azioni estreme per chi ne soffre.
È un argomento molto serio, che può riguardare ognuno di noi e del quale se n’è sentito parlare con frequenza negli anni. Le categorie professionali maggiormente colpite dalla sindrome da stress lavorativo sono: medici, infermiere, poliziotti e insegnanti, ma non solo. Nonostante tutto sono ancora pochi i cambiamenti apportati nelle aziende private e pubbliche al fine di prevenire questo problema.
Il Burnout ha cominciato a spargersi a macchia d’olio e a farsi sentire con più frequenza nei lavoratori a partire dal 2020 ̶̶ ricordato come l’anno della pandemia da Sars-Covid-19 ̶̶ probabilmente dovuto al cambiamento repentino delle nostre abitudini, al costante senso di pericolo, allo smart-working e al distanziamento sociale forzato. Forse tutte queste cause hanno accelerato il logoramento psicologico di tutti noi già in atto da un bel po’ di tempo. (leggi anche il nostro articolo Post-Covid19, l’oblio del corpo e il sovraccarico della mente)
Ma cosa è il Burnout?
Un’espressione che indica il raggiungimento di un livello estremo di stress legato al proprio lavoro. Di fatto è una forma cronica di stress lavoro correlato e si presenta in quei lavoratori che sono spesso schiacciati dai ritmi frenetici, dall’insoddisfazione verso il proprio lavoro, oppure dalla percezione di non fare mai abbastanza. Tali situazioni sono solitamente correlate dalla mancanza di gratificazione da parte dei vertici delle aziende o, ancora, dai problemi che insorgono con i colleghi e l’inadeguato supporto da parte dei capi. Tutti questi fattori a lungo termine, se non affrontati, possono portare all’esaurimento emotivo con il successivo distacco dalle attività nelle quali il soggetto è coinvolto. Il lavoro, così, perde di significato con conseguenze psico-fisiche drammatiche che incidono anche sulla produttività. Quando tale livello di esaurimento è prolungato e non viene risolto, il burnout diventa un vero e proprio problema di salute che può sfociare in una malattia cronica tale da richiedere aiuto.
Come faccio a sapere se soffro di burnout?
Spesso non è semplice identificare il problema e con frequenza si tende a minimizzare, ma ci sono alcuni piccoli segnali che ci permettono di individuarlo, come i primi sintomi che possono incidere sia fisicamente che psicologicamente:
- Disturbo del sonno che può sfociare in una vere e propria insonnia
- Mancanza di appetito
- Abbassamento difese immunitarie
- Disturbi sessuale
- Demotivazione e desiderio di isolamento
- Rabbia perenne
- Frequente calo dell’attenzione
- Ansia
Se stai già avvertendo questi cambiamenti è il momento di consultare un terapeuta che potrebbe aiutarti a capire cosa c’è che non va e, insieme a lui, trovare una soluzione che ti permetta di accelerare il processo di guarigione.
L’importanza della terapia
La nostra costante propensione a voler fare sempre meglio e sperare di essere riconosciuti e apprezzati, magari dai nostri colleghi e ovviamente dal nostro capo, spesso contribuisce alla sindrome da burnout. Con l’aiuto di uno psicologo esperto avrai modo di capire che solo tu puoi comprendere i tuoi limiti e abbandonare quel circolo vizioso delle aspettative di sé e dell’esaurimento che ne deriva. La psicoterapia è uno spazio dove potrai dedicarti solo a te stesso e potrà aiutarti a riprendere in mano la tua vita e ritrovare il benessere mentale, senza dovere soddisfare qualcun altro.
Come affrontare il burnout nella routine
Esistono alcune piccole accortezze che possiamo mettere in pratica per affrontare il burnout quotidianamente e che ci permetteranno di avere uno stile di vita più sano e il giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata (work-life balance):
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Dormire 7/8 ore per notte
Ti aiuterà non solo a ridurre lo stress ma anche a migliorare le tue prestazioni psico-fisiche e a renderti più produttivo durante la giornata.
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Svolgere attività fisica
Fare esercizio aiuta a scaricarti dallo stress accumulato durante la giornata e permette di creare uno spazio fisico e psichico personale dove dedicarti esclusivamente al tuo benessere.
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Mangiare correttamente e restare idratati
Può sembrare banale, ma non vi è niente di meglio di una corretta alimentazione per tenerci in carica e migliorare l’umore; infatti è risaputo che alcuni alimenti – come il cioccolato – favoriscono l’aumento di serotonina causa del buon umore e della riduzione dello stress.
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Staccare la spina
È importante durante il lavoro alternare momenti di break utili a ricaricarsi, almeno ogni due ore di lavoro intenso. Magari godendosi un buon caffè in compagnia dei colleghi, avrete modo, non solo di rilassarvi, ma anche di legare maggiormente con loro.
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Lavorare poco e bene
È falsa convinzione che più ore si lavora più si produce. Al contrario lavorare poche ore ma intensamente e bene porta un miglioramento della produttività. Infatti molti Paesi (Spagna, Finlandia, Scozia e Islanda, Nuova Zelanda, Emirati Arabi Uniti e in ultimo anche il Giappone) hanno già introdotto la settimana lavorativa corta che consiste nel diminuire la settimana di lavoro a 4 giorni, riscontrando un aumento della produttività del 40% in più.
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L’importanza della routine
Forse una delle maggiori cause che portano al Burnout è la mancanza di organizzazione del tempo. Organizzarsi la giornata è la base per avere una vita ordinata; l’assenza di una routine porta inevitabilmente a lavorare oltre l’orario stabilito. In questo caso è necessario saper pianificare, anche attraverso degli schemi, in modo tale da riuscire a termine il proprio lavoro nei tempi richiesti.
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Capacità di saper dire di NO
Nella nostra cultura ormai vige la tendenza a dover dire sempre di sì a qualsiasi richiesta, soprattutto in ambito lavorativo, per il terrore di perdere un’importante opportunità o semplicemente perché ce lo chiede un nostro superiore. Ma è quanto di più sbagliato. Infatti a lungo termine ci si rende conto che essere sempre disponibili non porta ad avere nessun beneficio, al contrario aumenta il livello di stress e la dipendenza dal soddisfare le aspettative altrui.
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Limitare le distrazioni
Spegnere il cellulare, non rispondere immediatamente all’e-mail e non essere sempre presente sui social. Infatti tra le maggiori cause di distrazioni vi sono le notifiche constanti, l’ansia di dover rispondere in pochissimo tempo e l’essere sempre presente sui social per aumentare il proprio network.
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Non sei il tuo lavoro
Riuscire a capire la differenza tra la nostra persona e la nostra professione ci aiuta a vivere meglio. Mai rompere i rapporti con amici o parenti perché siamo costantemente impegnati con il nostro lavoro. In egual misura dobbiamo dedicare del tempo anche a noi stessi e ai nostri hobby, imparando a staccare del tutto dal nostro lavoro.
Contributo delle aziende per limitare il Burnout
Numerosi studi dimostrano come il burnout dipenda dall’organizzazione del lavoro. Ma come dipendenti abbiamo potere solo nel nostro piccolo per limitare che lo stress ci sovrasti. Inoltre i piccoli accorgimenti appena citati risulteranno nulli se l’ambiente lavorativo non è predisposto al benessere fisico e psicologico del dipendente. Il lavoratore non è un numero programmato esclusivamente alla produzione, ma un essere complesso che opera in un contesto lavorativo in continua mutazione e, per questo, richiede una capacità di adattamento sempre maggiore. Pertanto, cosa possano fare le aziende per migliorare le condizioni dei lavoratori e prevenire il burnout?
Innanzitutto ogni azienda deve fornire ai propri dipendenti tutti gli strumenti per supportarli sia fisicamente che psicologicamente.
Il primo passo per fare ciò, è quello di intervenire nel valutare e gestire il rischio di stress da lavoro correlato con l’obiettivo di:
- Migliorare l’organizzazione del lavoro in tutti i suoi aspetti: dalla gestione del tempo, alla carenza di supporto, alle relazioni sociali.
- Prevenire le condizioni individuali di sviluppo della sindrome di burnout: introducendo figure specializzate come psicologi e psicoterapeuti all’interno degli ambienti lavorativi. Oppure creare uno sportello di aiuto per dipendenti; o ancora incrementare gli incentivi e istituire momenti di convivialità utili a rafforzare i rapporti sociali.
Questi atti di prevenzione portano il singolo dipendente ad un benessere psico-fisico fondamentale non solo per migliorare le proprie performance professionali ma, soprattutto, per incrementare in maniera significativa la qualità di vita e affrontare con maggior entusiasmo le sfide. Con tali mezzi i dipendenti imparano a gestire e tenere sotto controllo lo stress senza che questo sfoci in una forma cronica come può essere il burnout.
Infine è oneroso menzionare come, durante il periodo della pandemia, molti sono stati i dipendenti che, insoddisfatti del proprio lavoro, hanno deciso di dimettersi, in cerca di qualcosa di più soddisfacente. Probabilmente il periodo di lockdown e la situazione di instabilità ha dato loro motivo di riflettere sul proprio ruolo nella società, portandoli a scegliere nuove occupazioni più orientate verso il benessere psicologico, ossia quella condizione nella quale ci sentiamo a nostro agio nell’esprimere pienamente noi stessi. Occupazioni dove non dobbiamo sentirci giudicati e continuamente sotto pressione ma al contrario supportati dai colleghi e dal nostro capo.
Tale fenomeno prende il nome di Grande Dimissioni o Great Resignation iniziata a marzo 2020 che ha visto numeri da record in fatto di licenziamenti. Si stima che il 70% circa dei lavoratori in Italia è in cerca di una nuova occupazione. Ovviamente non tutti possono permetterselo, ma con grande probabilità i più talentuosi, ovvero le figure più specializzate, ci riusciranno.
È importante che le aziende recepiscano questo nuovo cambiamento: quello di stare bene all’interno dell’ambiente lavorativo, anche a dispetto di benefit, retribuzioni maggiori e tipologia di ruolo. Questo cambiamento era inevitabile poiché l’attività professionale interessa la maggior parte del nostro tempo e la crescente produttività spinge il dipendente a fare sempre meglio, pertanto si pretendono ambienti lavorativi più sani e attenti ai bisogni dei lavoratori. Mai come oggi è importante cambiare se non si vuole rischiare di perdere risorse importanti.